Li chiamano “microincarichi”: sono quelli sotto i 40 mila euro, di competenza incontrastata dei RUP degli Enti pubblici, abilitati ad operare con affidamenti diretti.
L’antefatto: all’art. 36 del Dlgs.50, si rilevava l’esigenza di migliorare la procedura di assegnazione, demandando tale compito all’ANAC. Intanto, il Consiglio di Stato (sic.!), già chiarisce che un tale parere non sarebbe vincolante per le amministrazioni (?).
L’ANAC, pur riconoscendo l’esigenza di rendere più trasparente la procedura, pone la condizione che siano “adeguatamente motivati, con interpello di 2 soggetti” che, di per sé, appare già alquanto blanda.
Il fatto: per Regioni e Comuni una tale “raccomandazione” appare invece eccessiva, ritenendo valida e sufficiente l’allocuzione “adeguatamente motivata” per l’assegnazione di detti incarichi.
La sostanza: 1) è fuori da ogni dubbio che gli incarichi discrezionali diretti aprono la porta a successive possibilità di corruzione;
2) che la natura clientelare dovrebbe essere esclusa in primis dalle procedure pubbliche;
3) che l’ANAC, ampiamente a conoscenza di tutto ciò, (e ben altro come ci informa la cronaca), non riesce ad incidere andando oltre un tentativo di “raccomandazione”, evidentemente consapevole delle resistenze delle lobby interessate;
4) si conferma se mai ce ne fosse bisogno, che la politica e la burocrazia sostengono tali comportamenti;
5) vengono di conseguenza ignorate soluzioni di procedure, pur facilmente individuabili anche con programmazione informatica, che possano, con trasparenza, restituire dignità e giusti diritti alle professioni, eliminando totalmente discrezionalità, doppi ruoli e funzioni alla P.A.
Fino a quando si dovrà sopportare tutto ciò?
24 aprile 2017
InformazioneTecnica.it: Arch. Paolo Grassi ex Presidente Federarchitetti SNAILP