Il fallimento di Bagnoli Futura non ci coglie di sorpresa perché nel DNA del Piano Urbanistico Esecutivo era già scritta la sua prematura estinzione.
Si è voluto caparbiamente portare avanti un piano improponibile che non ha voluto considerare una realistica analisi costi-benefici, senza la quale, come è noto, ogni discernimento progettuale non può trovare ospitalità.
Solo oggi, in grave ritardo, l’Amministrazione Comunale si è resa conto che la collocazione delle attività turistiche, poste perpendicolarmente alla costa, la realizzazione di un porto che avrebbe comportato il suo futuro insabbiamento, la proposta megalomane di un parco a verde di 120 ettari, non potevano reggere al reale confronto con gli investimenti imprenditoriali. D’altra parte la conferma dell’impraticabilità operativa del Piano è stata confermata dalle tre gare per la vendita dei suoli andate deserte e che prevedevano un introito teorico di 21 milioni di euro a beneficio delle vuote casse di Bagnoli Futura. Quello che lascia sconcertati è che si è voluto dare ascolto più alle demagogiche tesi di vari comitati, che spesso giocano irresponsabilmente sulla pelle dell’economia della città, che non a quelle delle associazioni imprenditoriali e delle categorie professionali che da anni denunciano la non procedibilità del Piano di Bagnoli. Basti pensare che il Comune di Napoli sta imponendo, anche illegittimamente, non avendo economie da spendere, che il verde attrezzato previsto dagli operatori privati all’interno dei Piani urbanistici esecutivi, sia gestito per dieci anni dai proprietari delle future residenze, con il risultato che gli acquirenti troveranno grosse difficoltà a gestire i costi di tale imprevista imposizione; conseguentemente non si comprende come l’Amministrazione potrà gestire e manutenere 120 ettari di alberi e piante. Crediamo che l’unica soluzione possibile sia quella di creare: un boulevard fronte mare dove ospitare gli alberghi, ridurre l’estensione del parco a verde con inserimento di funzioni che rendano accattivante la sua percorribilità e che compensino i costi della manutenzione, spostare il porto nella protetta insenatura naturale di Nisida, individuare unità minime di intervento più ridotte che consentano di contenere i prezzi di vendita dei suoli. Queste ed altre soluzioni dovranno trovare spazio nella riformulazione del nuovo Piano di Bagnoli che, a prescindere dal fallimento della STU, deve essere celermente portato avanti.
E’ necessario però che il Sindaco abbia il coraggio di essere direttamente parte dirigente della proposta, senza farsi condizionare da lobby di potere intellettuale che spesso pongono dannosi veti pur di vedersi investite di un ruolo che spetta soprattutto all’Amministrazione ed agli investitori economici.
Il Presidente di Confedertecnica Regione Campania: Arch. Marco Ciannella