Il 72% della popolazione italiana (vale a dire piu' di 41 milioni di persone che costituiscono oltre la metà degli europei colpiti dall’inquinamento acustico) vive rintronata da rumori superiori ai limiti massimi stabiliti dall’ OMS-Organizzazione Mondiale della Sanità, che sono: 65 decibel di giorno, 55 decibel di notte. La soglia di rischio viene indicata in 85 decibel.
Il principale responsabile è il traffico stradale prevalentemente privato (56%); seguono a grande distanza il rumore degli aeroporti (6%) e quello ferroviario (5%). Mentre il restante 33% è dovuto alla vita lavorativa e del tempo libero: dal frastuono della fabbrica a quello delle discoteche, passando per i rumori vari dell'ufficio e del condominio.
Se alcune fonti di rumore è giocoforza sopportarle (sono le conseguenze della vita in comune) altre sarebbero eliminabili: basterebbe la “volontà politica”. Ad esempio, discoteche e locali pubblici con musica dovrebbero essere piu' rigorosamente regolamentati nelle zone densamente abitate: tali locali, pur obbligati dalla legge ad adeguate insonorizzazioni, portano in dote il disturbo procurato dall'indotto (clienti schiamazzanti all'esterno dei ritrovi, per citare).
L’assenza di traffico e di rumore ha benefici effetti, sia sulle attività commerciali, sia sui valori edilizi, a prescindere ovviamente dal miglioramento della qualità della vita in generale. Il 55% dei negozianti “campionati” in diverse città italiane prima della recessione aveva registrato un incremento degli affari pari al 20% medio dopo l’istituzione dell’isola pedonale, così come era successo per i valori degli immobili.
Ma molto più importanti sono le conseguenze sulla salute della popolazione. Secondo l’International Commission on Biological Effects Noise-Icben il rumore della città causa danni non solo all’apparato uditivo, ma anche a quello cardiovascolare e nervoso: danni che si traducono in vere e proprie malattie dai costi altissimi. In Italia, per citare, ci sono più giovani sordi oggi di sessant’anni fa nonostante le condizioni di vita siano enormemente migliorate; responsabili principali il frastuono dei luoghi di divertimento e dei cosiddetti mp3, apparecchi per ascoltare musica. Ma infarti ed ictus causati dallo stress da rumore colpiscono ad ogni età. Sempre la ricerca Icben afferma che il rischio cardiovascolare aumenta del 7 per cento circa ogni 10 decibel oltre la soglia limite (85 decibel).
Che fare? Con enorme ritardo – per citare, il Piano di Azzonamento Acustico di Milano era previsto a marzo 1992, ed è stato approvato a settembre del 2013, le lobbies sono sempre all’opera - la politica viene in aiuto ai cittadini-amministrati. Ma sarebbe sufficiente adottare la normativa vigente per consentire il diritto di divertirsi, di prosperare, di dormire, facendo convivere queste tre esigenze. Ci sono esempi virtuosi anche in Italia. Occorre certamente una precisa attività di pianificazione delle licenze che derivi da una attività di pianificazione acustica e un chiaro messaggio della Pubblica Amministrazione sulla disciplina del commercio. Non esiste comunque un intervento risolutore, ma tanti piccoli interventi che, messi assieme, possono conseguire un buon risultato.
Occorre, sicuramente, più educazione civica, perchè è sempre l’uomo che causa il rumore; e, se l’educazione manca, occorre intensificare controlli e sanzioni da parte della vigilanza comunale.
Oggi il centro di Milano e' diventata una libera palestra per gli esercizi canori a tutto volume dei piu' improvvisati strimpellatori.
Occorre inoltre adeguare le normative europee di omologazione dei motocicli, ciclomotori e mezzi pesanti perchè ad essi sono concessi livelli di rumorosità inaccettabili per la vita in ambito urbano; ma soprattutto vanno esercitati controlli perche' le normative siano rispettate. Occorre generalizzare l’uso di asfalto fonoassorbente che, tra l’altro, è più sicuro in caso di pioggia. Bisogna costruire edifici già bene fonoisolati, ed è necessario provvedere alla posa di barriere antirumore laddove sia possibile (e pazienza se tolgono un po’ di “vista”).
Ma è fondamentale sviluppare, magari fin dalla scuola, una cultura antirumore per invertire una tendenza che, non controllata, potrebbe portare a conseguenze imprevedibili .