L’avevamo anticipato lo scorso anno, l’Istat lo conferma: sta timidamente tornando l’antico sentiment degli italiani per la casa. Con molta prudenza. I dati parlano di uno 0,2% di aumento dei prezzi del residenziale, il primo dal 2011, di circa 470.000 compravendite rispetto alle 421.000 del 2014 (curiosità, riprendono gli acquisti anche da parte degli immigrati, più 38.000 unità) mentre la concessione di mutui è quasi raddoppiata. Le cause sono da ricercarsi sia nell’aumentata disponibilità di spesa degli italiani, sia nella perdita di appetibilità di altre forme di investimento: quello in prodotti finanziari, innanzitutto, che hanno confermato l’inaffidabilità, e quello nei titoli di Stato per i rendimenti praticamente nulli. Mentre i prezzi delle case hanno raggiunto il minimo e, pertanto, dovrebbero soltanto risalire. Per quanto riguarda gli altri settori dell’immobiliare (uffici, negozi, alberghi industrie) le previsioni si orientano verso la stabilità o una moderata crescita, eccezion fatta per gli immobili ad uso industriale, per i quali prevale la convinzione che la crisi non sia ancora terminata.
Si tratta ovviamente di riferimenti medi nazionali. Utile però l’indicazione proveniente da Milano che rappresenta l’11% del mercato italiano e anticipa sempre le tendenze del Paese. Si indicano miglioramenti dell' interesse alle opportunità del 22% per quanto riguarda il centro, del 52% per il semicentro, del 44% per la periferia.
Che non si tratti di un fenomeno passeggero è sostenuto da una ricerca dell’Università di Parma le cui rilevazioni mostrano un trend in ascesa nella fiducia degli operatori che, a fine 2015, dovrebbe aver raggiunto o superato, secondo le stime, il 70%. Il minimo della fiducia nel mercato immobiliare è stato registrato nel 2011, quando solo il 24% dei risparmiatori era disposto ad investire nell’immobile (nel 2006 era il 70%).
E’ quanto mai opportuna, per sostenere la ripresina, una più organica e decisa politica per l’immobiliare. Ad integrazione delle tanto pubblicizzate abolizioni di Imu e Tasi per la prima casa, si dovrebbe adottare, per esempio, una maggiore equità nella distribuzione del carico fiscale tra proprietari di prima casa e proprietari di alloggi in locazione; favorire la mobilità della proprietà immobiliare; alleviare i carichi che gravano sui proprietari di negozi ed uffici in locazione, introducendo la cedolare secca, come richiesto peraltro da Confcommercio.